Questo sito web utilizza i cookie

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Inoltre forniamo informazioni sul modo in cui utilizzi il nostro sito alle agenzie pubblicitarie, agli istituti che eseguono analisi dei dati web e ai social media nostri partner. Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web

Rapporto Coop Consumi e Distribuzione 2013

Creato: Giovedì, 05 Settembre 2013 17:32

La ripresa non ci sarà. Almeno non nel prossimo futuro.
«Il quadro complessivo non induce al facile e ingiustificato ottimismo», così gli analisti che hanno redatto il Rapporto Coop 2013 Consumi e distribuzione hanno smorzato, indirettamente ma senza giri di parole, la serie di annunci e speranze che in questi mesi il governo di Enrico Letta ha lanciato. E basta leggere i dati pubblicati dalla Coop giovedì 5 settembre per averne conferma.
REDDITO REALE: -10% IN SEI ANNI. I consumi alimentari e non alimentari sono destinati a diminuire: Coop ha stimato per il 2014 un -0,5% per il settore food e un -6,1% per il no food su una base 2013 già in significativa contrazione (per la fine dell'anno la proiezione ha indicato -2,2% per il food e -7,5% per il no food).
Un calcolo quasi scontato se si pensa che la diminuzione del reddito disponibile reale nell’arco di appena sei anni è stata del 10,2%, le famiglie a rischio povertà o esclusione sociale sono il 28% e la disoccupazione ha toccato il 12% nel 2013, ai massimi dal 1977.
VERO DRAMMA PER I GIOVANI. Negli ultimi cinque anni si sono registrati 714 mila disoccupati in più nella fascia 15-34 anni. E ora sono soprattutto gli Under 18 a rischiare l’esclusione sociale.
Secondo il rapporto Coop, «in Europa peggio dei giovani italiani ci sono solo i coetanei bulgari, rumeni, ungheresi e delle piccole Repubbliche del Baltico, ma se la passano meglio persino greci e spagnoli».
E andando avanti con l'età, la situazione economica non migliora. Povero, ma longevo è l'identikit dell'italiano che è uscito dalle oltre 30 pagine di analisi.
SI VIVE DI PIÙ, MA PEGGIO. Uno dei pochi primati che infatti l'Italia può vantare nelle classifiche europee è proprio il maggior allungamento della vita media. Rispetto al 1975 si vive 10 anni di più, ma a moltiplicarsi oltre agli anni sono le rinunce, non solo di tipo economico.
Ormai si fanno sempre meno figli: siamo un Paese di figli unici (47%) e di famiglie con un solo componente. E chi si concedeva qualche vizio per consolarsi ha iniziato a rinunciare pure a quello. A partire da Bacco e Tabacco.

Nell'ultimo anno il consumo di vino ha registrato una débâcle (-4%), gli aperitivi sono calati del 5%, superalcolici amari e liquori hanno avuto una flessione del 3%.
Austerità anche con le bionde: gli italiani sono tornati al 1973 per il numero di sigarette fumate (-14% in soli due anni). E ormai davanti alla crisi, non ci si tira su neanche con la caffeina: il comparto caffè-the-cacao ha registrato una flessione a valore pro capite in sei anni del 21%.
RESISTE IL SEXUAL ENTERTAINMENT. Solo Venere resiste, grazie a qualche trucco: nel 2013 sono aumentati gli acquisti di accessori per ilsexual entertainment, (+6,4% rispetto al 2012); quasi un incremento dell'8% negli ultimi due anni per Viagra e farmaci simili per problemi erettili.
Per il resto si risparmia su tutto, anche sulla carta igienica: -9,3% dal 2008 al 2013.
CI SI CURA COME NEL 1995. Nel 2013 nella spesa pro-capite quattro beni e servizi acquistati hanno toccato il livello più basso di spesa, giustificato dai massimi livelli storici di prezzo: tabacchi (319 euro); acqua e altri servizi per l'abitazione (356 euro); energia elettrica, gas e altri combustibili (719 euro) e i servizi ospedalieri (86 euro). Per quelli ambulatoriali si è speso come nel 1995, 167 euro; per le vacanze, come nel 1996, 42 euro.
SPESA TORNATA AGLI ANNI 60. Ma è l'alimentare ad aver fatto un vero salto indietro nella macchina del tempo: in 40 anni il cibo è sceso dal 35% al 15% dei consumi. Per i generi alimentari la spesa pro-capite è stata di 2.116 euro, per le bevande alcoliche di 131 euro: proprio come negli Anni 60.
Nell'ultimo anno il 54% dei consumatori ha svelato di aver comprato solo l'essenziale, il 52% ha cercato qualsiasi tipo di prodotto in offerta, il 30% ha fatto meno acquisti, il 21% è passato a marchi più economici e il 10% ha iniziato a comprare formati più grandi per risparmiare.

Sono vere e proprie prove di sopravvivenza quelle che stanno affrontando gli italiani in questi mesi.
«Senza un'azione del governo a sostegno della domanda interna e un forte impegno degli operatori economici più importanti, a partire dalle banche, non ci sarà una ripresa significativa del Paese», ha commentato il presidente di Coop Italia Marco Pedroni (vedi video intervista). «E aumentare l'Iva, come qualsiasi altro provvedimento fiscale non selettivo, sarebbe un errore molto grave».
Quindi la stilettata al governo. «L'Italia è un Paese in recessione, checché ne dica Letta», ha ammonito il presidente Coop.
MENO CARNE, PANE E PESCE. I consumi sono infatti già ai minimi storici. Secondo i dati analizzati da Nielsen per Coop, dal 2009 al 2013 gli italiani hanno cambiato il carrello della spesa diminuendo soprattutto la quantità di prodotti freschi (-3,6%).
In particolare hanno rinunciato a carne (-4,7%) - per vitello e manzo il crollo è stato del 12,9% - pesce (-11,3%) e pane (-11,2%).
E se alla fine al cibo non si può proprio rinunciare, nel carrello della spesa è finito quello etnico (+6%) o quello più salutista: pasta kamut (+7,6%), integratori (+7,3%), latte ad alta digeribilità (9,4%).
Un incremento che ha fatto registrare per il settore del biologico il 17% in più rispetto al 2011 e una proiezione del fatturato 2013 di 738 milioni di euro.
I TIFOSI DISERTANO LO STADIO. Italiani salutisti, quindi, ma capaci di rinunciare anche alle proprie passioni. Nell'ultima stagione gli stadi hanno patito la crisi registrando 1 milione di tifosi in meno, che la partita hanno preferito guardarla in televisione.
Così come i film: rispetto al 2011 sono 3,4 milioni gli amanti del cinema ad aver rinunciato al grande schermo.
POVERI, MA TECNOLOGICI. Se però nelle tasche degli italiani ci sono sempre meno soldi da spendere, non manca mai uno smartphone: sono 29 milioni i navigatori attivi ogni mese e 23 milioni utilizzano tablet e cellulari di ultima generazione. E 10 milioni in più rispetto al 2012 ne hanno in tasca uno nuovo.
Nella piazza virtuale la crisi si sente meno. Qui non solo si leggono le opinioni di altri consumatori e si partecipa attivamente alle discussioni sui consumi online. Ma si compra. Da luglio 2012 a giugno 2013 il totale degli acquisti fatti su internet con carta di credito è stato di 10.270 milioni di euro.
Dieci milioni di italiani nei negozi reali ci vanno ormai solo per guardare le vetrine, ma poi il prodotto lo comprano online. Nel caso dell’abbigliamento per esempio nel 2012 la vendita online ha registrato un incremento del 41%, i prodotti tecnologici del 19%.
SI RISPARMIA SULLA BENZINA. In Rete inoltre ci si muove senza un mezzo di trasporto, altro prodotto cui gli italiani hanno iniziato a rinunciare: nel 2012 sono stati 609 gli autoveicoli ogni 1.000 abitanti, il dato più basso degli ultimi 10 anni. Rispetto al 2011 è stato consumato il 10% di benzina in meno.
Più che in macchina gli italiani passano il tempo davanti alle macchinette da gioco. In tempi di crisi ci si affida sempre più alla fortuna: secondo il rapporto Coop, nel 2013 potrebbero essere giocati 100 miliardi di euro al lordo delle vincite. Sono in tutto 19 milioni le persone che scommettono e 3 milioni quelli a rischio ludopatia. Oltre che di povertà. (fonte:Coop)